Danilo Maestosi
Danilo Maestosi
Danilo Maestosi

2002. Galleria Il Ponte, Nocera - 2001. Villa Rufolo, Ravello

Acqua di placenta Mediterraneo. E' l'acqua di placenta in cui mi sento immerso. In folta com­pagnia. Schiuma d'Orien­te e d'Occidente che si frange e si mescola in milioni di destini incrocia­ti. Libro di miti, storie, malinconie che tornano alla memoria come sogni o fantasmi. Rovine. Ombre e figure a cui è impossibile sottrarsi se ti metti al timone o butti giù l'ancora, il pennello in mano, uno spazio bianco davanti. Sulla scia dei colori rinascono forme, rimandi, racconti da evo­care o da portare alla fine. Ma è un già vissuto, un già visto che appartie­ne anche ad altri mari. Oceani veri od ormai estinti. Altri orizzonti som­mersi di gesti, sensazioni, vocazioni incompiute. Dipingere come tuffarsi dunque, sgranando gli occhi in apnea verso il fondo opaco dell'anima dove sfuma il canto delle sirene. E si acquatta la sagoma bianca di Moby Dick.
Danilo Maestosi


Libera navigazione nel Mediterraneo
Il viaggio continua ad essere il tema centrale dell'esperienza pittorica di Danilo Maestosi; un viaggio fra figure e scritture sui bordi di un Mediterraneo ancora, magicamente» luogo dì un racconto avvolto dai veli e dalle ombre del mito. Le traiettorie disegnate dal suo essere viandante nelle sconfinate mappe dell'immaginario restano ben nascoste, così come ci ha abituati sin dalla sua prima mostra ravellese, di qualche anno fa: voglio dire che si prova una certa difficoltà a legare fra loro i vari momenti a, trovare, il fil rouge della sua espe­rienza creativa o, meglio, dello scrittore e del pittore. Certo è, peró, che l'itinerario della sua pittura, anche negli accenti decisamente più astratti, vale a dire quando ogni residuo di traccia figurale o di segno che suggerisce una pur minima referenzialità si frantuma nell'esplo­sione di macchie di colore, continua a celebrare l'enigma della visibi­lità. Una visibilità che è volutamente indagata nella relazione fra il segno, proposto nella sua natura di scrittura, e il colore, esaltando di quest'ultimo il suo valore emotivosimbolico, ossia cedendo al fasci­no di disporre all'infinito la scala narrativa dei minimi passaggi tona­li, di articolare l'espressione servendosi dei contrasti o, meglio, affi­dando al dettato cromatico gli impercettibili movimenti dell'anima. Maestosi non rinuncia alla sua origine di giornalista e di scrittore attento a trattenere la realtà nell'ordinato codice proprio della scrittu­ra. Quest'ultima non gli basta, peró, a comunicare la molteplicità del­le passioni, delle ansie, delle gioie, dei dolori, dunque il mondo delle emozioni, quando - osservava Sartre - la coscienza cade bruscamen te nel magico. Lo sguardo, l'occhio che vede ed ascolta, traccia di volta in volta nuovi itinerari: la meta o le mete sono luoghi di atmo­sfere sospese, animate da qualcosa che sfugge, che non puó essere affidato alla sola consequenziale linearità del segno e che apre a misteriosi viaggi seguendo una libera rotta, bordando punti immagi­nari segnati sulle carte della fantasia. Insomma Maestosi sembra voler seguire una strada diversamente orientata rispetto a quella che Italo Calvino, in chiusura della quarta delle sue lezioni americane dedicata alla "visibilità", disegna per la scrittura. Le "realtà" come le "fantasie", scrive quest'ultimo, possono "prendere forma solo attra­verso la scrittura, nella quale esteriorità e interiorità, mondo e io, esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia ver­bale; le visioni polimorfe degli occhi e dell'anima si trovano contenu­te in righe uniformi di caratteri minuscoli o maiuscoli, di punti, di vir­gole, di parentesi; pagine di segni allineati fitti fitti come granelli di sabbia rappresentano lo spettacolo variopinto del mondo in una superficie sempre uguale e sempre diversa, come le dune spinte dal vento del deserto". Maestosi non rinuncia ad attraversare i territori delle visioni polimor­fe degli occhi e dell'anima; non rinuncia, soprattutto, a dare ad esse il corpo della pittura, con la sua seducente offerta di strutturare nuo­vi "mondi" dell'anima. L'artista romano lascia la metafora, divenuta per lo "scrittore" un luogo-modello fin troppo abusato, per incammi­narsi nei sentieri delle suggestioni analogiche suggerite dalle immagini: si serve, cioè, di figure (le sagome maschere), di spazi (le archi­tetture dei pendii della costiera amalfitana), di forme (sobillate dai contrasti fra colori puri, il giallo dei limoni che s'incastra sulla piana dimensione del blu oltremare) per ritrovare il filo di un racconto per­sonale, di quel suo lasciarsi andare nei movimenti delle maree che disegnano gli instabili perimetri del nostro quotidiano. Un racconto scritto a mo' di diario, tavola dopo tavola, immagine dopo immagine: il risultato è una sorta di diario di bordo, proprio come quelli dei vec­chi navigatori, ove sono segnati i punti provvisori, quelli stimati, le misure delle distanze dalle cose reali, da quegli approdi della realtà dei quali l'artista non vuole fare a meno. La scelta, infatti, di lasciar filtrare frammenti di una figurazione classica, penso ad esempio le due figure che campeggiano al centro del dipinto L'après-midi d'un faune o, anche, Calypso, Il sonno della Sibilla, indica proprio il desi­derio di ancorare la pittura ad elementi di una visione referenziale, di servirsi, cioè, di composizioni analogiche disposte a sollecitare il ricordo, ossia il tempo. Un ancoraggio che talvolta l'artista sospende tra figure immaginarie, forme prossime al mondo dell'astrazione o più canonicamente a quel mondo dell'interiorità che egli ama scavare attingendo da quella circumnavigazione dello sguardo, pronto a resti­tuire alla pagina pittorica quella realtà ricercata e trasformata dai fan­tasmi della visione.
Massimo Bignardi


CALYPSO

CALYPSO
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
ORLANDO HA DORMITO QUI

ORLANDO HA DORMITO QUI
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
NON SPARATE A BUDDHA

NON SPARATE A BUDDHA
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
L'ISOLA CHE NON C'È

L'ISOLA CHE NON C'È
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
L'APRÈS-MIDI D'UN FAUNE

L'APRÈS-MIDI D'UN FAUNE
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
TAVOLOZZA CONCERTO 1

TAVOLOZZA CONCERTO 1
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
IL SESTO GIORNO...

IL SESTO GIORNO...
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
IL MESTIERE DELLE ARMI

IL MESTIERE DELLE ARMI
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
SOLI

SOLI
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
TAVOLOZZA CONCERTO 2

TAVOLOZZA CONCERTO 2
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
LE CLESSIDRE DEL TEMPO

LE CLESSIDRE DEL TEMPO
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
IL SONNO DELLA SIBILLA (OMAGGIO A MIMMO JODICE)

IL SONNO DELLA SIBILLA (OMAGGIO A MIMMO JODICE)
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
LE MURA DI GERICO

LE MURA DI GERICO
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 50x70
WINDOWS 2001

WINDOWS 2001
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 70x50
ATLANTIDE, FORSE

ATLANTIDE, FORSE
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 70x50
79 D.C.

79 D.C.
(2001)
tempera e acrilico su cartone
cm 70x50
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Danilo Maestosi
Danilo Maestosi