Occhio ai tetti
"Straordinarie le parole che condensano nello stesso suono, nella stessa manciata di lettere, più significati. Lame ambigue e taglienti che il linguaggio dell'arte può impugnare in tanti versi per aprire squarci di libertà al cuore e alla mente. Come 'Parabola', che al plurale dà titolo e contenuti a questa mostra a quattro mani. Indica una traiettoria che si alza e poi punta verso il basso, come la corona d'un arcobaleno, un miraggio di luce e colori disegnato nel cielo. Ma battezza anche uno strumento che ormai è entrato nelle nostre abitudini: l'antenna per la ricezione dei segnali e delle immagini che rimbalzano dai satelliti. E infine, pensate ai Vangeli, sottintende un punto di domanda, un insegnamento, una storia che dilata il suo orizzonte, invoca , sottovoce, ascolto e riflessione.
Parabole dunque. La rotta che suggeriamo a chi guarda le 12 opere in vetrina: occhio ai segni e ai colori, s'intende, ma anche l'invito a sollevare la vista verso l'alto, il cielo e i tetti, cui spesso riserviamo così poca attenzione. Poi la forma dei supporti di questi lavori: le padelle concave di dodici grandi parabole, appunto, strappate per una volta alla loro funzione. E infine un messaggio. Che brutto lo spettacolo della jungla d'antenne televisive che spunta tra le tegole, fiorisce su terrazzi e balconi. Senza regole e senza limiti,anche nei centri storici più curati, dove pure funzionano codici rigorosi di manutenzione, restauro, tinteggiatura. Un fai da te che ignora sprechi e armonia. Cattivo esempio di individualismo e mancato rispetto dell'arredo urbano. Perchè non ragionarci sù insieme?"
Danilo Maestosi e Alexander Jakhnagiev
Parabole colorate,
come nuovi giardini pensili
Colorare le parabole televisive? Forse solo a uno come Mare Chagall sarebbe venuta in mente un'idea come questa: fantasiosa e reale, divertente e utile, suggestiva e praticabile. Lo hanno fatto due artisti, due pittori, che con il colore hanno dimestichezza, Danilo Maestosi e Alexander Jakhnagiev. A prima vista, si direbbe un divertissement, cioè quel prodotto artistico lieve, che muove dalla padronanza della tecnica (pittorica, letteraria, musicale), ma che si fa per mero piacere del dipingere, dello scrivere, del suonare. Maestosi e Jakhnagiev sono due pittori che si sono guadagnati la considerazione del pubblico e della critica grazie a una lavoro di lunga lena, in particolare intorno al tema del colore.
Oggi ci presentano, insieme, non solo la suggestione di queste parabole che invece di essere grigie, uniformi, metalliche, hanno tutte i colori dell'arcobaleno, ma lanciano anche un'idea concreta che andrebbe colta al volo: trasformare i tetti e le terrazze delle nostre città e dei nostri paesi quasi in giardini pensili. Quelle "padelle" che indubbiamente deturpano l'arredo urbano, potrebbero essere ridipinte e rappresentare un ingentilimento del paesaggio, anche disboscando, se possibile, una foresta che si allarga sempre di più. La "provocazione" artistica di Maestosi (che e oltretutto giornalista attento e impegnato sui temi della cultura) e Jakhnagiev ci interroga e ci coinvolge, come amministratori pubblici. Non so dire, in questo momento, come rispondere alla loro sollecitazione, ma posso senz'altro impegnarmi a far sì che questa idea abbia un adeguato impegno a verificarne la fattibilità. Magari cominciando da un piccolo paese della nostra regione, per vedere l'effetto che fa.
Giulia Rodano
Assessore alla cultura, spettacolo e sport
Regione Lazio